Cafè Royal
Café Royal
Marco Balzano
Einaudi Ed.
“Parlare con quella donna mi ha fatto pensare a quanto mi manca confidarmi. Non puoi essere compreso se non parli. Come si fa? Magari i pesci sono capaci, non lo so, ma gli uomini no.”
18 storie. 18 racconti. Un punto in comune: il Café Royal. Nella città di Milano 18 persone raccontano un pezzettino della loro vita. Entriamo nelle loro case durante la fine del lockdown, quando ci sono ancora mascherine e paure, quando la vita prova a ricominciare daccapo. Piano.
“I segreti si ascoltano in silenzio, premendo l’orecchio contro il guscio della conchiglia”
18 storie. Alcune collegate tra di loro. Lo stesso spaccato di vita raccontato da 2 punti vista. Un matrimonio, un tradimento, una casa, un lavoro. In alcuni casi solo da un punto di vista. Inutile andare a cercare tra le pagine le risposte dell’altro personaggio coinvolto.
“L’altro giorno le ho regalato la Moleskine: “Così puoi scriverci quello che sogni”. Insiste con questa storia che non sogna. Le dico: “Lisa, guarda che tutti sogniamo. Un conto è non ricordarseli, un altro è non farne”.
18 personaggi che ci parlano in modi diversi: in prima persone o in terza; attraverso una lettera, un’email o una chiamata telefonica di cui ascoltiamo solo una delle voci, immaginando le domande e le perplessità all’altro lato del filo telefonico. (Si può ancora oggi usare questa espressione, “filo telefonico”. Esistono ancora?)
“Non sa che farci, anche volendo il carattere non cambia. Questa cosa che te lo costruisci con le esperienze e che si forma nel tempo è una palla gigantesca. Manuel non si sta inventando nulla. Ciò che lo esaspera è vero. Ma il carattere è un macigno, non lo riesci a spostare di un millimetro.”
18 storie. Con 18 incipit pazzeschi. Incipit che ti fanno immergere subito nella storia. Manuel, Ahmed, Luca, Noemi. Tutti piccoli protagonisti di queste storie, protagonisti della loro vita imperfetta.
“Di nuovo zona rossa. Via Marghera, un’unica saracinesca abbassata. Per tagliarsi i capelli, se le cose non peggiorano, gli daranno appuntamento almeno tra due settimane. Così ieri pomeriggio Gabriele ha preso il regolabarba e si è rasato senza pietà davanti allo specchio.”
In mezzo a tutti loro e alle loro storie ci siamo noi che torniamo con la memoria ai giorni del Covid. Pensavo, mentre leggevo, che chi si troverà in futuro questo libro tra le mani forse non ricorderà cosa significava davvero abbassare la mascherina per far vedere il volto. Che prendere un treno o un aereo non era semplice. Che c’era paura. Ma anche tanta voglia di tornare come prima. Anche se come prima non saremo mai tornati. O almeno così dicevamo. Saremo stati migliori.
Ieri sera Marco Balzano era a Villafranca per presentare questo suo nuovo libro. Non mi sono lasciata sfuggire l’occasione. Sono andata con Riccardo e mentre aspettavamo fiori ho condiviso con lui un brano del libro. Ho letto a voce alta l’inizio del brano su Betti, una simpatica vecchietta che vive da sola e ce l’ha con i suoi figli perché hanno deciso di metterle una videocamera in casa per poter controllarla a distanza. Mi pareva un brano ottimo sia per il gruppo di biblioterapia che tengo a Mozzecane, sia come lettura a voce alta per gli anziani della Casa di Riposo dove Riccardo va a leggere come volontario (e dove spero di poter andare anch’io quando la scuola sarà finita). Alla fine dell’incontro dato che lì per lì nessuno aveva domande, hanno chiesto a Balzano di leggere un brano. E, bibliomanzia vuole, ha letto proprio questo! Chiaramente poi Riccardo ha fatto la domanda “perché proprio questo” raccontando che era lo stesso che avevo scelto di condividere con lui.
Insomma è libro è bellissimo, come tutti i libri di Balzano. Ha una sensibilità unica e riesce, non so come, a mettersi nei panni delle persone e a farci sentire le voci dei suoi personaggi. Non importa se sono uomini, donne, ragazzi, bambini. È un autore di cui ho letto molti libri (me ne mancano giusto 2, che provvederò a prendere), che ammiro e di cui ho ascoltato più di una intervista. Sa cogliere l’essenza umana. I suoi libri sono importanti, non solo ben scritti, ma portatori di memorie e di storie che meritano di essere ricordate, anche se, come in questo caso, si tratta di piccole spaccati di vite di tutti i giorni. Perché, alla fine, la vita è proprio questo: salite e discese, amore e tridenti, famiglia e amici. Attraverso le sue storie ci fa interrogare anche su una cosa importante che ha detto ieri durante la presentazione: su quanto poco conosciamo veramente le persone a noi più vicine.
A casa sono tornata con una penna in meno (figo poter dire di aver regalato qualcosa a Marco Balzano, sai aneddoto per tante serate mi compagnia! Hahaha. Sembro la me 17enne dopo il concerto di Bon Jovi, riconosco. <3).
Di ieri mi porto nel cuore il suo sorriso sincero e questa sua risposta quando gli è stato chiesto cosa sia cambiato dopo che è diventato padre. Ha detto più o meno così:
“Prima guardavo la mia libreria e pensavo a tutti i libri che avrei ancora letto e riletto. Dopo che sono diventato padre la guardo pensando ai libri che potrò leggere con i miei figli o che loro leggeranno.”