La paura dell'ignoto.

Halloween è una festa che non mette tutti d'accordo perché considerata una festa non “nostra” che toglie lo sguardo alla vera ricorrenza: la festa di Ognissanti che si celebra il 1 novembre. È bene ricordare però che Halloween ha origini cristiane e che il nome deriva da un termine scozzese per All Hallows' Eve, cioè "vigilia di Tutti i Santi". Esistono nel mondo molte tradizioni legate a questa ricorrenza. La più conosciuta oggi, grazie alla globalizzazione e al film di Disney “Coco” è “El dìa de los muertos”. Quello che è certo è che la notte del 31 ottobre e la giornata del 1 novembre sono legate alla morte e ai ricordi dei nostri defunti.

Halloween è, a mio avviso, un modo per affrontare le paure legate alla morte. È chiaramente diventata una festa commerciale (come d’altronde lo sono anche il Natale e, sempre di più, anche la Pasqua). Ma se il nostro sguardo approfondisce il vero significato delle giornate dedicate ai defunti non possiamo che cogliere la bellezza delle diverse tradizioni. Halloween per i bambini è una festa, zuccherata e divertente, che aiuta a esorcizzare la paura non solo della morte ma anche della notte (quando si va in giro in compagnia, coraggiosamente, a suonare campanelli), degli spiriti e zombie ecc (grazie ai travestimenti) e le tante paure che si possono affrontare attraverso i vari film proposti o le letture a tema. coco-trama-doppiatori-film-rai-3-1024x576jpg

Secondo la tradizione del DIA DE LOS MUERTOS nella notte del 31 ottobre gli spiriti dei morti possono varcare una sorta di soglia e arrivare a fare visita ai vivi. Questa credenza non è solo messicana, In Sardegna si festeggia il Su mortu mortu (ha nomi differenti a seconda della parte dell’isola): è abitudine lasciare del cibo per i morti, le porte di casa aperte e i bambini fanno il giro del paese per chiedere un dono per le “anime”. Nel libro "L'accabadora" Michela Murgia raccontava di questa tradizione. 

 Qualunque sia il modo, le ricorrenze di questi giorni hanno a che vedere con la morte. La morte è un tema a me molto caro. Uno di quei tema che con il passare del tempo è diventato un tabù. Non se ne parla mai abbastanza.  Se poi si deve affrontare con i bambini allora la cosa diventa ancora più difficile.

Un tempo la morte era presente nella vita delle persone ogni giorno. Non ne avevamo così paura. Le madri mettevano al mondo figli consapevoli che non tutti sarebbero sopravvissuti. I fratelli, fin da piccoli, vedevano la morte da vicino in casa. Con l’aumento della aspettativa di vita e le scoperte in campo medico la morte viene allontanata sempre di più. Fino al punto che oggi non è raro avere almeno un genitore in vita all’età di 50 anni, e anche oltre. A 70 anni ci si ritrova orfani.  Cosa impensabile non tanto tempo fa. Ed è qui che arriva questo tabù in cui la parola morte non deve essere pronunciata. La morte non ci cammina più accanto. Viene allontanata il più possibile, nel tempo e nello spazio. E quando ci trova, alle prime perdite, siamo smarriti. Questo è ancora più potente se parliamo di bambini. I primi lutti sono affrontati solo nel momento in cui sopraggiungono: muore il nonno e cerchiamo di spiegare ai bambini la morte. Mentre bisognerebbe prepararli prima. Come con tutte le paure, anche la morte è un tema di cui è importante parlare apertamente. Prepararsi non solo alla perdita di una persona cara ma anche alla propria scomparsa è non solo necessario ma fondamentale per la crescita.

Storia della morte in Occidente - Rizzoli Libri
Vi consiglio la lettura di questo saggio per approfondire il tema di come si è evoluto il nostro atteggiamento di fronte alla morte. 

Letterariamente parlando, molti sono i libri che vengono in nostro soccorso per aiutarci a istaurare un dialogo tra di noi o con i bambini. I giorni che stanno arrivando sono un‘ottima occasione per noi adulti per togliere questa paura che abbiamo di parlare di morte con i bambini. È un tema doloroso e delicato. Ma i nostri bambini sono più forti di quanto immaginiamo e da loro abbiamo molto da imparare. Lavoriamo prima su noi stessi e chiadiamoci: cosa è che ci impedisce di parlare della morte? Di che cosa abbiamo così paura? Del dolore della perdita? Della solitudine? Della nostra propria morte? Le nostre paure sono le stesse che hanno i bambini. Niente ci fa uguali quanto la morte. Che è, bene ricordarlo, l’ultima cosa che tutti noi faremo. Morire fa parte della vita. La certezza della fina può aiutarci a vivere al meglio la nostra vita. Senza di Lei la vita non esisterebbe.  

Halloween ci permette di iniziare un dialogo intorno alle paure e alla morte aiutandoci con caramelle e travestimenti. La paura dell’ignoto potrebbe riassumere la serata di letture condivise da fare il 31 ottobre, con adulti e bambini. Ho pensato a un po’ di libri per grandi e piccini che si adattano bene a questo ignoto che ho scelto come titolo del mio post. Ci sarebbero tantissimi libri da consigliare ma mi fermo a una fiaba illustrata, una graphic novel e due libri di narrativa. Ogni mese insieme a Marco Dalla Valle e Irene Monge affronteremo un unico tema declinato nel nostro personalissimo modo e con i libri e gli strumenti che, come facilitatori di biblioterapia, vogliamo condividere con tutti voi.

 Iniziamo! 

Una fiaba di origine inglese, poco conosciuta ma estremamente bella. “Jack e la Morte”. Uno dei miei preferiti per la sincerità con cui narra la morte. La mamma di Jack è molto malata, la Morte si aggira nei dintorni. Jack sa che viene a prendere sua mamma. Così l’intrappola. Purtroppo Jack si renderà presto conto che senza la Morte non c’è possibilità di vita e dovrà salutare sua mamma perché la Vita possa proseguire.

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 Una graphic novel scoperta da poco anche se pubblicata ormai nel 2018 da Bao. I kill giants. Una ragazza affronta i giganti ma non riesce a salire le scale di casa per andare al primo piano. Là, in una stanza, si trova qualcosa di cui è terrorizzata. Una paura che dovrà affrontare e per la quale, inconsapevolmente, si prepara ogni giorno.  Ne ho parlato qui 

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Un libro di narrativa per ragazzi che mi ha molto colpita per i pensieri che si accavallavano nella mia testa durante la lettura: “L’ultima notte della nostra vita” di Adam Silvera per la collana Hot Spot di Il Castoro. In un futuro imprecisato esiste un servizio chiamato Death-Cast che ti chiama per informarti che nelle prossime 24 ore morirai. Hai così 24 ore per vivere al massimo, scegliere i sogni o i luoghi da vivere, salutare le persone che ami e non lasciare nulla incompiuto.

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Un libro di narrativa per adulti che mi ha accompagnata quest’estate. “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara per Sellerio. Un best seller grazie anche a Tiktok. Già la copertina e il titolo sono un bel preludio del viaggio in cui ci si immergerà durante le 1094 magnifiche pagine di questo libro. La paura, il dolore, la solitudine e la sofferenza sono parte della vita. Ma anche l’amicizia, l’amore, gli attimi di felicità. E la morte. Anche essa fa parte di noi, ci accompagna e vigila finché non siamo pronti ad andare alla scoperta dell’ignoto.  

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Vi lascio, come spesso faccio nei miei laboratori di biblioterapia, con una poesia:

La morte è la curva della strada, di Fernando Pessoa

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.